"Pagine corsare"
Supplica a mia madre
di Pier Paolo Pasolini (1962)
Commento di Claudio Rampini
Castel Madama 26 Gennaio 2013
Cara mamma, mi rivolgo a te come figlio, ma quel che ho da dirti ha davvero poco in comune con ciò che un figlio esprime in termini di sentimenti, di affetti e di giochi che normalmente allietano ed alleviano la vita di ogni madre.
Come potrei dirlo altrimenti? Tu sei la sola che sa ciò che è celato nel mio cuore ed è impossibile nasconderti qualsiasi cosa, e anche non volendo trovare le parole per dirtelo, tu quelle parole già me le leggi dentro.
Ed è proprio per questo che voglio dirti qualcosa che suona come una bestemmia, che minaccia di darti dolore, proprio a te che hai protetto gli anni della mia infanzia, ora sono io a proteggere te e l’amore struggente che ci lega è la nostra pena: è nella grazia di questo amore che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile, questo per un figlio è il sentimento più bello e più profondo che possa provare, ma al tempo stesso suona come una condanna definitiva alla solitudine. Questa tua unicità è un patto non negoziabile per la stessa ragione per cui quel cordone ombelicale che pure mi ha donato la vita, ora è una catena.
Ed io aspiro alla vita, ho un’infinita fame d’amore, un amore carnivoro che divora i corpi lasciando le anime intatte, altrove.
Perché l’anima è solo in te e non l’avverto altrimenti, ma tu sei mia madre ed in questo amore totalizzante vivo la mia schiavitù. Così ho vissuto tutta la mia infanzia, prigioniero volontario d’un amore di cui sono stato l’unico, geloso, custode.
Per me questo era l’unico modo per vivere, l’unico colore che ho usato per dipingere il quadro della mia esistenza: ma ora tutto è finito, niente è più come prima.
Sopravviviamo nei lacerti confusi di questo amore che è esploso come una stella. Frammenti di luce impazziti, perché la vita cambia, consuma, lima e deforma ogni progetto.
Con l’animo rigonfio di pena io ti supplico: non andare via, non mi lasciare.
Siamo ancora insieme, felici e rassicurati da un dolce ricatto, con il pensiero ad una radiosa e nuova primavera di liberazione.
* * *
Pier Paolo Pasolini
Supplica a mia madre
È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame
d'amore, dell'amore di corpi senza anima.
d'amore, dell'amore di corpi senza anima.
Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l'infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l'unico modo per sentire la vita,
l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.
l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
Pier Paolo Pasolini, Supplica a mia madre
In Poesia in forma di rosa(1961-64)
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