"Pagine corsare"
LA SAGGISTICA
Pasolini, il vero pittore è un poeta
di Andrea Cirolla, “Corriere della Sera”, 16 gennaio 2013
L'inedito. Un saggio dello scrittore custodito nell'Archivio Bonsanti di Firenze
svela il suo credo estetico nel periodo esistenzialista.
«Il contatto con l'ineffabilità di Dio crea immagini della sua bellezza».
Riferimenti Il saggio muove da alcune pagine di Jacques Maritain sulla poesia
come esperienza spirituale. I pittori studiati sono Carrà, Morandi e De Pisis
Nel Fondo Pasolini dell'Archivio Bonsanti di Firenze è conservato un saggio inedito dal titolo Se la pittura odierna possa stimarsi un genere poetico. La sua datazione è dubbia, ma riferimenti al filosofo francese Jacques Maritain, pressoché identici a quelli presenti nel lavoro di laurea su Pascoli, portano alla primavera del '45, quando fu conclusa la stesura della tesi (Le frasi che seguono tra virgolette, che provengono dall'inedito, si propongono di superare la frammentarietà del testo, e sono autorizzate da Graziella Chiarcossi).Il saggio muove da alcune pagine di Maritain sulla poesia come esperienza spirituale, dove - scrive Pasolini - «ho trovato espresso quanto da tempo mi lampeggiava nella mente». La poesia è riconosciuta «come il frutto di un contatto dello spirito con la realtà in sé ineffabile e con la sua sorgente la quale, in verità, è Dio medesimo, nei movimenti d'amore che lo portano a creare immagini della sua bellezza». «Boccaccio non aveva già detto che "poesia è teologia"? In ogni caso è ontologia, perché, se autentica, essa scaturisce dalle misteriose sorgenti dell'essere».
Pasolini applica il discorso al campo pittorico, distinguendo tra una pittura poetica e una pittura pura. Si riscontra lo stesso criterio in alcuni articoli pubblicati sul «Setaccio» tra marzo e maggio '43. In Giustificazione per De Angelis il pittore ischitano è associato più a «un gusto poetico, che ad un piacere schiettamente e puramente pittorico»; il Commento allo scritto di Bresson parla di un'«aria poetica espressa con mezzi unicamente e coscientemente pittorici che tante volte i nostri Carrà, Morandi, De Pisis ecc... hanno saputo realizzare». L'inedito tenta una teorizzazione: «Anche la pittura è poesia, se per questa s'intende, col Maritain, un'esperienza spirituale. E così, io credo, l'intendono i grandi pittori da Giotto all'Ottocento. L'Impressionismo dei francesi ne è la prima cosciente reazione. Psicologia e poesia (...) si arrendono dinnanzi alla purezza della pittura (...) ma la loro eternità risiede in un colpo di pennello, in un'ombra, in una luce, in un colore». «Era una posizione che non si poteva mantenere a lungo senza vacillare»; già di fronte alla pittura di Van Gogh «il sentimento è certamente più poetico che pittorico. Noi cogliamo subito quello che egli ha voluto darci, cioè della lirica. Una lirica, o un brano di diario, che nella Camera dell'artista vogliono esprimere una desolata solitudine». Quella «cameretta è un faro situato, e volutamente, alle sorgenti dell'essere, nel luogo ancora inesplorato e terribile che è dentro di noi».
Sono immagini tipiche del giovane Pasolini, di matrice esistenzialistica. Nel saggio postumo I nomi o il grido della rana greca ('45-46), scriveva di «chi avverte o sente in sé quell'infinito, dentro l'esteso deserto che è la sua vita», laddove nell'inedito si legge dell'«esteso deserto che è la nostra vita interiore ove ci avventuriamo da soli».
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Carlo Carrà, L'amante dell'ingegnere, 1921 |
In tredici fogli manoscritti emergono tracce di diverse esperienze. Idee sulla poesia e sulla pittura sono appuntate in modo piuttosto slegato, e non suscitano forte interesse se considerate isolatamente, ma assumono valore in rapporto alla biografia. Una curiosa corrispondenza lega queste pagine inedite, sospese tra poesia, arte e filosofia, alle tre tesi che Pasolini progettò tra l'agosto '42 e il marzo '47. Della prima, concordata con Roberto Longhi sulla pittura italiana contemporanea, scrisse brevi capitoli dedicati a Morandi, Carrà e De Pisis, poi persi in una fuga da disertore verso Casarsa dopo l'8 Settembre. Dunque, com'è noto, riparò su Pascoli. Di una terza tesi, in filosofia, dà notizia l'epistolario: «I rapporti tra esistenzialismo e poetiche contemporanee». Ma non fu scritta, o almeno non se n'è mai avuta traccia.Tale varietà di interessi conferma fin dall'inizio non l'eclettismo, ma il «relazionismo» di Pasolini, sempre disciplinato dall'urgenza di poesia. Enzo Paci, filosofo a lui caro lungo gli anni Quaranta, scriveva: «Di fronte al mistero della poesia come comunicazione nel tempo, di fronte all'accadere ed al realizzarsi di questo fatto impossibile (...) noi ci domandiamo: che cosa ho sentito? che cosa sento? che cosa è avvenuto e che cosa deve avvenire in me?».
"Pagine corsare", blog dedicato a Pier Paolo Pasolini - Autrice e curatrice: Angela Molteni
Autori associati: Alessandro Barbato, Claudio Rampini, Marco Taffi
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